Sono due i giorni di scuola che ricordano tutti: il primo e l’ultimo. Il primo l’hai temuto per tre mesi, l’ultimo l’hai atteso per nove. Nel mezzo, un anno di vita in cui sul momento non ci hai capito niente, né dentro né fuori le mura della tua scuola. Capirai più avanti, e magari addirittura rimpiangerai.
La vita è quasi sempre una insegnante migliore, più efficace di quella scuola che dovrebbe insegnarti ad affrontarla. Se non ti ha giocato brutti scherzi nel frattempo, ti consentirà un giorno di ritrovarti solo con te stesso, a ripensare a volti, situazioni, eventi, leggende, piccole e grandi gioie, piccole e grandi tragedie. E a scoprire che tutto ciò ti manca da morire, perché ti mancano i tuoi anni più verdi, perché ti manca quell’essere sull’orlo della vita adulta senz’altra guida che la tua curiosità ed il tuo sentimento.
Quel primo giorno in cui rivedevi vecchi amici e compagni e ne trovavi di nuovi. Quel primo giorno che, a giudicare dalle facce stranite e stralunate dei ragazzi che vedi adesso alle fermate dei mezzi di trasporto e che ti lasci sfilare accanto alla macchina con una punta di invidia non dev’essere poi tanto diverso da quelli che hai vissuto tu.
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