L’autonomia amministrativa per il Circondario di Prato arrivò finalmente il 16 aprile 1992. Quel giorno le province della Toscana diventarono dieci. Alle ore 12, le sirene delle fabbriche, i clacson delle auto e le urla di gioia dei cittadini del nuovo capoluogo di provincia salutarono il passaggio di consegne tra Firenze, che dai tempi del Granducato di Toscana aveva sempre governato quel territorio, e Prato che finalmente ne assumeva il controllo.
Il processo di raggiungimento dell’autonomia aveva richiesto quasi 40 anni. Già durante il Fascismo i pratesi avevano chiesto ed ottenuto un primo livello di identità amministrativa distinta dal resto della Provincia di Firenze, con l’istituzione nel 1925 del Circondario. Ma fu solo nel 1955 che prese il via la richiesta ufficiale, sotto l’egida della nuova costituzione repubblicana, di riconoscimento della autonomia provinciale con il distacco dalla vicina nemica-amica Firenze, destinata a completare l’iter normativo soltanto 37 anni dopo.
L’ultima arrivata tra le province toscane, la più piccola come estensione territoriale (anche a livello nazionale è seconda solo a Trieste, la più piccola in assoluto, 212,51 kmq contro 365,26 kmq). Con quasi 200mila abitanti, il territorio della Provincia di Prato, amministrato da Palazzo Banci-Buonamici, ha oggi, in ragione della sua limitata estensione territoriale, una altissima densità di popolazione.
Per una curiosità storica, il cosiddetto distretto tessile di Prato è più grande territorialmente parlando di quello provinciale. In esso sono infatti compresi tre comuni della Provincia di Pistoia (Agliana, Montale e Quarrata) e due della Provincia di Firenze (Calenzano e Campi Bisenzio) che non entrarono a far parte della nuova amministrazione nel 1992, optando per rimanere in quelle di appartenenza.
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